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venerdì 20 febbraio 2015

Roma da (ri)scoprire Un capolavoro della scultura barocca

In Largo Magnanapoli, all'angolo della Salita del Grillo, si può ammirare la facciata classicheggiante, di gusto maderniano, della chiesa di Santa Caterina da Siena, con alle spalle l'imponente Torre delle Milizie. Vi si accede da una doppia scalinata aggiunta poco dopo l'unità d'Italia poiché l'apertura di Via Nazionale comportò l'abbassamento del livello stradale. Costruita tra il 1628 e il 1641 dall'architetto Giovanni Battista Soria per le terziarie domenicane, attualmente è la chiesa madre dell'Ordinariato Militare (l'organismo cui fanno capo i cappellani militari), la cui sede è poco oltre sulla Salita del Grillo.

Superato il portico, che ospita due grandi statue di San Domenico e Santa Caterina, opere di Francesco De Rossi, si entra nell'interno barocco, a navata unica con tre cappelle per lato, di belle linee e ricca decorazione. Ma il vero gioiello che custodisce la chiesa si trova sulla parete centrale del presbiterio ed è un altorilievo dell'artista maltese Melchiorre Cafà, l'Estasi di Santa Caterina da Siena.

La bianca figura della santa spicca quasi a tutto tondo in mezzo alle nuvole abitate da angeli e putti, con lo sguardo rivolto misticamente al cielo, creando un bell'effetto pittorico grazie al contrasto col fondo di marmo policromo incorniciato da quattro colonne in marmo bianco e nero. L'esecuzione è di grande finezza e non si può non pensare, osservando certi dettagli (le mani, le vesti), all'Estasi di Santa Teresa di Bernini (del resto l'opera fu attribuita per un certo tempo proprio a quest'ultimo). Ma pur lavorando in quella scia, Cafà stempera l'irrequieta lezione berniniana con un più pacato classicismo, forse sotto l'influenza dello stile di Alessandro Algardi.

Melchiorre Cafà nasce a Malta nel 1636. Si trasferisce a Roma nel 1658 e comincia a lavorare nella bottega di Ercole Ferrata, allievo e collaboratore dell'Algardi. Lavora a diverse commesse ma riesce a terminare soltanto due opere importanti, l'altorilievo di Santa Caterina e una statua di Santa Rosa da Lima, poi trasferita in Perù. Muore infatti prematuramente nel 1667 a causa di un incidente di lavoro nelle fonderie di San Pietro.

venerdì 13 febbraio 2015

Roma da (ri)scoprire San Silvestro al Quirinale


Nei miei frequenti vagabondaggi di esplorazione del patrimonio artistico romano, mi capita di scovare cose che non conoscevo o di riscoprire cose che avevo visto magari decenni addietro. Con questo post inauguro una sorta di rubrica per condividere queste (ri)scoperte.


Scendendo da Piazza del Quirinale verso Largo Magnanapoli lungo via XXIV Maggio, si nota sulla destra la facciata di una chiesa di fattura ottocentesca ma di gusto tardo rinascimentale. Si tratta di un elemento puramente decorativo, il portale infatti è finto. Ma la chiesa c'è, si chiama San Silvestro al Quirinale ed è situata a circa nove metri sopra il livello della strada. Per accedervi occorre imboccare la porta a sinistra della facciata e salire una bella scala piuttosto ripida.

Negli anni Settanta dell'Ottocento, nel quadro della sistemazione urbanistica di tutta la zona con l'apertura di via Nazionale, il livello stradale fu abbassato e allo scopo di allargare via XXIV Maggio fu demolita la facciata originale della chiesa con le prime due cappelle. La facciata che vediamo ora, deturpata dalle polveri dello smog, è opera dell'architetto Andrea Busiri Vici.

La costruzione di San Silvestro, su un precedente manufatto medioevale, fu iniziata dai domenicani nel 1524. Una quarantina di anni dopo la chiesa passò ai padri teatini, che la ristrutturarono completamente. E' a croce latina a navata unica con un presbiterio molto profondo.

Dalla scala si entra nel transetto sinistro e la prima impressione è abbagliante per la ricchezza delle decorazioni. L'occhio vola subito al magnifico soffitto a cassettoni della navata con scene bibliche e ai begli affreschi della volta del presbiterio dove si notano due piccole cupole in trompe-l'oeil. Nell'insieme prevalgono l'oro e i colori pieni e scuri, in un'atmosfera di grande suggestione. La chiesa ospita opere di numerosi artisti quali il Cavalier d'Arpino, Polidoro da Caravaggio, Jacopo Zucchi. Le cappelle della navata sono tutte notevoli. Splendida la cappella Bandini nel transetto sinistro, con sculture di Alessandro Algardi e pitture del Domenichino.

Sempre dal transetto sinistro una porta (purtroppo sempre chiusa) darebbe accesso a una terrazza con vista su un oratorio cimiteriale. Qui pare si riunissero, intorno alla metà del Cinquecento, illustri personaggi del milieu intellettuale romano tra i quali Michelangelo e Vittoria Colonna.

Se volete visitare questa chiesa sconosciuta ai più, e ne vale al pena, dovete trovarvi alle 10 e 45 in punto della domenica davanti alla porta a sinistra della facciata. A quell'ora un giovane prete apre i battenti e voi avete una quindicina di minuti per la visita perché alle 11 comincia la messa. Non mi risulta che la chiesa sia aperta in altri orari.