La magnifica ossessione. Il cinema di Salvatore Piscicelli: una recensione
Alla fine della notte. Con Ennio Fantastichini
E’ uscita sul magazine online
iKonoPlast una recensione del
libro La magnifica
ossessione: il cinema di Salvatore Piscicellia firma del critico cinematografico Claudio Trionfera. La riproduco
qui di seguito.
Bebop metropolitano
Salvatore
Piscicelli, l’intuizione e il suo sviluppo
Quando si parla e si
scrive di Salvatore Piscicelli non si può fare a meno di pensare al
concetto di nuovo e di spiazzante, in parte di destabilizzante e
sicuramente seduttivo ma anche spigoloso. Insomma la scoperta
è sempre dietro l’angolo, senza preavviso e senza compromessi. È
uscito un bel libro su Piscicelli. Si intitola La magnifica
ossessione: già, articolo determinativo a parte, proprio come il
film di Douglas Sirk del ’54, dunque settant’anni fa, in una
scelta non casuale perché Sirk è uno dei tanti nomi cui quello di
Piscicelli è stato collegato in alcuni versanti del suo lavoro.
Quanti riferimenti: anche i più diversi fra loro ma sempre piuttosto
attendibili come quelli della posizione intermedia fra neorealismo e
mélo e altro ancora. E oltre. A me viene in mente uno status
oscillante fra Roberto Rossellini e Pedro Almodóvar (ci sarebbe
anche Pier Paolo Pasolini) e così rispondo a un’altra ossessione,
un po’ meno magnifica, che spinge la critica a cercare sempre e
comunque una classificazione di genere e corrente o una prossimità
autorale. In effetti sono semplificazioni necessarie. Ma mi piace
anche dire un’altra cosa: che Salvatore Piscicelli rassomiglia
soprattutto a se stesso, al frutto del suo impegno di critico
cinematografico prima ancora che di regista e sceneggiatore.
Perché il primo ha generato i secondi e i secondi non potevano
essere frutto altro che del primo. In una elaborazione molto
originale, sia nella fase creativa, sia in quella espressiva. Alberto
Castellano ha curato il libro che esce coi tipi di Martin Eden, bel
formato, 254 pagine, costa 15 euro e naturalmente vale
molto di più. Dentro, dopo un motto proprio di Sirk e la intro di
Castellano medesimo, c’è una saggistica cospicua, quindici brani
di riflessione critica, un’intervista rivelatrice che ha attimi di
zenith, una galleria fotografica, una necessaria filmografia e il
resto dell’opera densa. Ciascuno degli interventi, tutti profondi,
precisi e da leggere con attenzione, si propone in un’area
specifica dell’autore: da Immacolata e Concetta in poi in una
carriera che oramai s’accosta ai 45 anni, fatta di pause meditate e
slanci decisivi, “vesuviana” sì ma a modo suo, destrutturata,
realistica e visionaria insieme. A volte con
gli andamenti narrativi del bebop. Insomma la rarità fatta regina.
Teniamocelo stretto questo autore speciale.
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